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venerdì 25 gennaio 2013

TOMBAROLI IN AZIONE NELLE CAMPAGNE SIDICINE


Una vera vitaccia quella del tombarolo. Si lavora di notte, o all'imbrunire. Meglio se è nuvoloso o senza luna: col buio è più facile dileguarsi. C'è da faticare: si scava col piccone e con la pala; con le mani, quando occorre. Si striscia con il corpo sul terriccio.
Vista la collocazione degli scavi, in mezzo o ai bordi di terreni coltivati a nocciole, viene il dubbio che si scavi con il “silenzio” dei proprietari dei terreni, utilizzando anche attrezzature sofisticate per l’individuazione delle tombe. I tombaroli più esperti riescono anche a valutare prima di scavare se la tomba è stata già saccheggiata.
Quando ci si imbatte in una tomba profanata, perché anche di profanazione si tratta, si prova la sensazione di essere stati derubati. E quando poi le tombe portate alla luce sono svariate si prova sgomento. Un tesoro appartenuto a Teano e ai suoi abitanti portato via forse per sempre.

Nella zona di Carrano, una località a sud di Teano Scalo, in alcuni posti il territorio sembra essere stato invaso da talpe giganti che hanno creato dei buchi nel terreno profondi anche più di un metro. In fondo allo scavo si trovano però i resti di una tomba, quasi sempre in tufo con il tetto a spiovente fatto con grossi blocchi di tufo, ma del corredo funerario nemmeno l’ombra. Per intenderci il luogo è a pochi passi dal santuario di località Fondo Ruozzo e dalla necropoli di Carrano, che ha restituito negli anni scorsi una impressionante mole di oggetti votivi oggi presenti nel Museo Archeologico di Teanum Sidicinum in via Nicola Gigli, statuette, vasellame, ceramica miniaturistica, ex voto raffiguranti animali e prodotti della terra e corredi funerari.
Non si tratta di appassionati di archeologia o di studiosi di popoli antichi ma di abili trafficanti di tesori. Un business senza frontiere, con acquirenti in tutto il mondo. Un mercato non alla portata di tutti ma che annovera clienti ricchi e aristocratici che per un oggetto da conservare in casa, ma lontano da occhi indiscreti, certamente da non mostrare con una certa facilità, sono disposti a sborsare cifre da capogiro. E’ proprio l’alto valore economico degli oggetti a far nascere il dubbio che dietro il tombarolo, cioè le braccia che spostano materialmente il terreno, ci sia una vera e propria organizzazione criminosa che gestisce tutto il sistema, partendo dalla raccolta degli oggetti, fino alla loro commercializzazione, passando per la loro stima economica fatta da studiosi del settore.
Troppo spesso a nulla valgono le azioni dei militari dell’arma a causa della vastità del territorio da controllare e alle pene non molto severe per reati del genere.
Cinque arresti, sette misure cautelari personali (divieto di dimora o obbligo di firma) e 51 indagati, fu il bilancio di una brillante operazione avvenuta agli inizi del 2011 dai carabinieri del Patrimonio Culturale che  portò a smantellare una banda di tombaroli di Casal di Principe attiva nell'area dell'alta Campania (Caserta e Benevento) ma anche fra Roma e Viterbo. E forse collusa con la criminalità organizzata, visto che alcuni degli indagati erano già stati coinvolti in altre indagini per associazione camorristica e favoreggiamento della latitanza di esponenti del clan dei casalesi. L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, fece recuperare 633 reperti archeologici, per un valore di circa un milione di euro, partì nel 2009 in seguito alla scoperta di trafugamenti a Riardo, Teano, Calvi Risorta, Sant'Agata dei Goti e Montesarchio.
Questi individui non rappresentano una minaccia solo per il patrimonio archeologico di cui Teano è ricchissima, ma anche per gli abitanti della periferia di Teano che inavvertitamente potrebbero imbattersi in questi gruppi di malviventi.

Americo Balasco

Pubblicato su "IL MESSAGGIO TEANO" del mese di gennaio 2013

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