Una vera vitaccia
quella del tombarolo. Si lavora di notte, o all'imbrunire. Meglio se è nuvoloso
o senza luna: col buio è più facile dileguarsi. C'è da faticare: si scava col
piccone e con la pala; con le mani, quando occorre. Si striscia con il corpo
sul terriccio.
Vista la collocazione
degli scavi, in mezzo o ai bordi di terreni coltivati a nocciole, viene il
dubbio che si scavi con il “silenzio” dei proprietari dei terreni, utilizzando
anche attrezzature sofisticate per l’individuazione delle tombe. I tombaroli
più esperti riescono anche a valutare prima di scavare se la tomba è stata già
saccheggiata.
Quando ci si imbatte
in una tomba profanata, perché anche di profanazione si tratta, si prova la
sensazione di essere stati derubati. E quando poi le tombe portate alla luce
sono svariate si prova sgomento. Un tesoro appartenuto a Teano e ai suoi
abitanti portato via forse per sempre.
Nella zona di Carrano,
una località a sud di Teano Scalo, in alcuni posti il territorio sembra essere
stato invaso da talpe giganti che hanno creato dei buchi nel terreno profondi
anche più di un metro. In fondo allo scavo si trovano però i resti di una
tomba, quasi sempre in tufo con il tetto a spiovente fatto con grossi blocchi
di tufo, ma del corredo funerario nemmeno l’ombra. Per intenderci il luogo è a
pochi passi dal santuario di località Fondo Ruozzo e dalla necropoli di
Carrano, che ha restituito negli anni scorsi una impressionante mole di oggetti
votivi oggi presenti nel Museo Archeologico di Teanum Sidicinum in via Nicola
Gigli, statuette, vasellame, ceramica miniaturistica, ex voto raffiguranti
animali e prodotti della terra e corredi funerari.
Non si tratta di
appassionati di archeologia o di studiosi di popoli antichi ma di abili
trafficanti di tesori. Un business senza frontiere, con acquirenti in
tutto il mondo. Un mercato non alla portata di tutti ma che annovera clienti
ricchi e aristocratici che per un oggetto da conservare in casa, ma lontano da
occhi indiscreti, certamente da non mostrare con una certa facilità, sono
disposti a sborsare cifre da capogiro. E’ proprio l’alto valore economico degli
oggetti a far nascere il dubbio che dietro il tombarolo, cioè le braccia che
spostano materialmente il terreno, ci sia una vera e propria organizzazione
criminosa che gestisce tutto il sistema, partendo dalla raccolta degli oggetti,
fino alla loro commercializzazione, passando per la loro stima economica fatta
da studiosi del settore.
Troppo spesso a nulla
valgono le azioni dei militari dell’arma a causa della vastità del territorio
da controllare e alle pene non molto severe per reati del genere.
Cinque arresti, sette
misure cautelari personali (divieto di dimora o obbligo di firma) e 51
indagati, fu il bilancio di una brillante operazione avvenuta agli inizi del
2011 dai carabinieri del Patrimonio Culturale che portò a smantellare una banda di tombaroli di
Casal di Principe attiva nell'area dell'alta Campania (Caserta e Benevento) ma
anche fra Roma e Viterbo. E forse collusa con la criminalità organizzata, visto
che alcuni degli indagati erano già stati coinvolti in altre indagini per
associazione camorristica e favoreggiamento della latitanza di esponenti del
clan dei casalesi. L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua
Vetere, fece recuperare 633 reperti archeologici, per un valore di circa un
milione di euro, partì nel 2009 in seguito alla scoperta di trafugamenti a
Riardo, Teano, Calvi Risorta, Sant'Agata dei Goti e Montesarchio.
Questi individui non
rappresentano una minaccia solo per il patrimonio archeologico di cui Teano è
ricchissima, ma anche per gli abitanti della periferia di Teano che
inavvertitamente potrebbero imbattersi in questi gruppi di malviventi.
Americo Balasco
Pubblicato su "IL MESSAGGIO TEANO" del mese di gennaio 2013
Pubblicato su "IL MESSAGGIO TEANO" del mese di gennaio 2013
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