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giovedì 13 settembre 2012

Quando il politico fa cucù. Iniziata la stagione degli amori!!!!

Il cucù, meglio conosciuto con il nome di cuculo, è un uccello migratore che emette un forte richiamo simile al rintocco di un orologio a “cucù”, questo ha dato origine al suo nome. Ma la vera particolarità di questo uccello, il cui volo è simile a quello di un falco è il suo comportamento unico al mondo, tale da godere di reputazione contrastante. Alcuni lo considerano il messaggero della primavera, mentre altri vedono in lui un brutto parassita. La femmina del cuculo depone le sue uova nei nidi di altri uccelli. E da qui una serie di comportamenti da renderlo “diabolico”.
Alcuni studi dimostrano che l’uovo viene deposto nei nidi di uccelli che sono alla loro prima esperienza di cova, in modo che l’uovo di dimensioni maggiori, non desti sospetti ai novelli genitori adottivi.

Il cuculo osserva, appollaiato sulla cima di un albero, quelli che saranno i genitori adottivi della sua prole, aspettando che depongano il primo uovo, e approfittando della loro temporanea assenza, depone il suo uovo all’interno del nido ospite e avvinghia l’uovo originale e lo fa cadere.
Talvolta è dato trovare uova di cucù nei nidi di pettirossi. L’uovo si schiude dopo circa dodici giorni, mentre le uova di tutti gli altri volatili si schiudono mediamente dopo tredici giorni. Questo vantaggio viene sfruttato dal cucù neonato per far cadere dal nido le altre uova e gli altri piccoli appena schiusi. E’ forse questo lato dell’abitudine parassitica che più di ogni altro ha portato alla cattiva reputazione del cuculo.
Ma anche alcuni esseri umani hanno un comportamento simile a quello del cucù. Come ad esempio quello di alcuni uomini politici. La loro stagione degli amori è il periodo elettorale. Il richiamo a “cucù” è rappresentato dalle promesse. L’uovo deposto è l’ambizione di essere eletti. La schiusa è l’avvenuta elezione. Le uova buttate giù dal nido sono tutte le promesse non mantenute. Il pettirosso è l’elettore.
Durante il periodo elettorale al politico si può chiedere praticamente di tutto. Un posto di lavoro? Sei praticamente già assunto. Un palo della luce davanti alla propria abitazione? E’ già fatto. Dispensa sorrisi, abbracci calorosi e pacche sulle spalle a più non posso. Il suo obiettivo è deporre il suo uovo chiamato ambizione. Si immagina già seduto tra gli scranni del potere. Una volta eletto però finisce la sua stagione degli amori e con essa i saluti calorosi. Gli amici diventano conoscenti e gli elettori semplici cittadini da amministrare a suo piacimento. Le promesse? Adesso è impegnato ad amministrare e a fare il bene della collettività, non può pensare alle cose banali.
A questo punto le strade si dividono, il cuculo a volare come un falco ed il pettirosso a cinguettare tra le siepi.
Ecco come nascono alcuni uomini politici. Vengono prescelti senza titolo. Non importa se hanno un trascorso di asino a scuola. Non occorre la buona condotta morale. Basta che riescano a racimolare voti. Non è importante avere un programma elettorale. Non è importante se è ignorante. Sono più importanti le cose che riesce a promettere.
Ma la colpa è anche del cittadino-pettirosso. Il voto viene dato anche per simpatia, per amicizia, per interessi o solo perché alla fine ad uno si deve dare, e non ci si rende conto che il risultato è quello di vivere in un paese che appare in disordine e senza regole.
Le strade sono piene di buche che costano al comune migliaia di euro all’anno per i risarcimenti dei danni che è costretto a pagare. Fallimento del progetto dei parcheggi a pagamento. Una colata di cemento nel bel mezzo del centro storico per la realizzazione di una piazza avveniristica al posto di quella già esistente. Zone franche per il divieto di sosta. Passaggi pedonali con sampietrini subito smantellati sotto il peso dei veicoli. Aula multimediale chiusa ai bambini della scuola elementare di Teano Scalo perché la corrente erogata dal contatore è insufficiente per il funzionamento dei computer. Lo scandalo delle attività produttive. E si potrebbe continuare a scrivere ancora per molto.
Le cause di ingovernabilità potrebbero derivare anche da un sistema ormai al collasso e non essere imputabili alla cattiva amministrazione, ma a questo punto un amministratore che non riesce ad amministrare deve dimettersi e non continuare a stare appollaiato sulla cima dell’albero come fa il cucù. L’obbiettivo deve essere quello di amministrare e non quello di sedersi su quello scranno, mentre il popolo-pettirosso resta a guardare le cose che non vengono fatte e a pentirsi di aver votato, e a sentirsi anche in colpa, perché forse non si sente un pettirosso ma più un allocco.

Pubblicato su "IL MESSAGGIO" del mese di luglio 2011

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